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ADOLESCENTI E SOCIAL: SE IL PROBLEMA FOSSERO I GENITORI TROPPO ASSENTI?

Sette adolescenti su 10 si sono iscritti a un social network quando avevano meno di 14 anni e solo il 6 per cento, al momento, non lo ha ancora fatto. E’ uno dei dati emersi da una ricerca, condotta su 6000 ragazzi under 20, da Generazioni Connesse – il Safer Internet Center Italiano, coordinato dal Miur. Un dato che dimostra come le relazioni sociali di quasi tutti i giovanissimi passano per gli strumenti digitali, trasformandone profondamente le dinamiche.

Tecnologia che monopolizza sempre più la vita degli adolescenti: solo la metà dei ragazzi (50,4%), infatti, lascia da parte gli smartphone quando è con genitori, fratelli e parenti. E gli altri? Non ci vedono nulla di strano nel maneggiare il cellulare quando, magari, si è a tavola.

Anche se a molti piacciono, per altri i social sono una rovina: non passa settimana senza che esca uno studio che dimostra il loro impatto sulla salute mentale. Da ricerche di importanti università britanniche e statunitensi è emerso che guardare i selfie degli altri abbassa l’autostima e fa sentire le persone meno attraenti. Ma, dato ancora più grave, sostenuto da una ricerca della Royal society for public health: i tassi di ansia e depressione aumentano in modo direttamente proporzionale all’uso dei social.

Non c’è quindi da stupirsi se l’ad di Apple, Tim Cook, ha dichiarato di non volere che suo nipote usi i social…

Cosa fare per aiutare i nostri figli a trovare un modo per usare i social in modo più consapevole?

La tecnologia, siamo realisti, è parte integrante della vita e vietarli non è certo una soluzione realistica. Molto più utile è spiegare agli adolescenti la differenza fra vita reale e vita social, facendo loro capire che spesso i post sono tentativi non tanto di comunicare, quanto di proiettare una certa immagine di sé.

Qualche giorno fa, il figlio diciottenne di una amica, mi dice di aver conosciuto in rete “una ragazza bellissima”. Gli ho chiesto come facesse a sapere che era una ragazza, poteva benissimo essere un uomo… Ciò che mi ha stupito è stata la sua espressione quando si è reso conto che gli scambi di messaggi permettevano alle persone di essere quello che volevano. E se il ragazzo, nonostante sia intelligente e un ottimo studente, non lo aveva capito, quali possibilità potrebbe avere un adolescente di 13 anni di stare su Facebook senza correre dei rischi?

Gli adolescenti (e anche molti adulti, ma questo è un altro tema) cercano continuamente sfondi perfetti per i loro selfie. Considerano ogni “mi piace” motivo di orgoglio e di estasi e se il numero di like non raggiunge almeno quota cento, l’umiliazione che ne deriva li sovrasta così tanto da portarli a rimediare postando un’altra immagine. E così si crea un effetto boomerang, dove gli adolescenti si mettono in mostra e gli altri li applaudono, nella speranza di essere applauditi a loro volta. O peggio, si mettono in vetrina e gli altri li invidiano. Perdendo l’inibizione che solo l’essere on line ci consente.

Spesso gli adolescenti ricorrono ad internet per motivi affettivi, più che cognitivi. Spesso noi genitori ci facciamo sostituire come presenza fisica da tablet e telefonini. La chiave è trascorrere più tempo con i nostri figli ma solo se ne sentiamo davvero il bisogno, la necessità deve essere spontanea. Se non ne abbiamo voglia? In questo caso dobbiamo chiederci il perché. I nostri figli guardano sempre se noi ci divertiamo, se ci annoiamo non ci vogliono e hanno ragione.

Se date un tablet a un bambino sentirete un genitore dire: “mio figlio davanti al pc non si vede e non si sente”. Un genitore dovrebbe chiedersi perché non ha voglia di giocare “insieme” ai figli con il tablet per evitare che lui lo usi per “consolarsi”. Il massimo per un bambino non è il tablet ma è giocare con un genitore con il tablet. Una differenza sottile, ma non trascurabile.