Pensavi solo ai soldi, soldi… Come se avessi avuto soldi, soldi…
Ritrovarmi a cantare sottovoce la canzone di Mahmood, mi ha costretto, volente o nolente, a fare una riflessione sul denaro. E sul diverso modo che abbiamo noi donne di percepirlo, rispetto al sesso maschile.
Solo qualche giorno fa, infatti, una mia coachee confessava: “Angela, non mi piace maneggiare i soldi… a dire il vero non mi piace neppure parlarne. Quasi mi vergogno…”.
«L’emozione che le donne hanno in merito ai soldi non è tanto quella del potere o dell’indipendenza, piuttosto della solitudine e della vergogna. E’ una caratteristica piuttosto frequente che non si sentano a proprio agio». A dirlo è Sally Krawcheck, Ceo di Ellevest, piattaforma di investimenti che aiuta le donne a raggiungere i loro obiettivi economici, già presidente della divisione Global Wealth & Investment Management di Bank of America. Insomma, una che di denaro ne sa…
Per questo mi è difficile darle torto, tanto più se analizzo i dati del sondaggio condotto da Kantar e The WealthiHer Network: per il 45% degli uomini raggiungere il benessere economico è l’obiettivo primario, rispetto al 31% delle donne. A cui si aggiunge che la gestione del denaro in famiglia è ancora prevalentemente delegata all’uomo; è lui a gestire i rapporti con il mondo finanziario e gli investimenti (38% contro il 19%).
Evolve, per fortuna, la propensione al rischio femminile: se nel 2008 solo il 43% delle donne sentiva di potersi mettere in affari da sola, nel 2012 la quota è salita al 60,4%. E il 74,6% oggi, secondo la ricerca di Episteme per Axa, contro il 51,9% del 2008, si rivolge a prodotti assicurativi per la protezione propria o di propri familiari.
Fra tutti questi dati, talvolta anche controversi, emerge un aspetto più di altri e che mi piace sottolineare: le donne avvertono meno degli uomini la tentazione di farsi dominare dal denaro, farne la misura del valore della cose. Il denaro per il sesso femminile è un mezzo, non un fine, o segno di successo e di potere. Le donne hanno una maggior propensione al risparmio. E un diverso stile decisionale. Tendono, più degli uomini, a utilizzare il denaro per scopi di investimento duraturi, per esempio investendo in capitale umano dei loro figli. Risparmiano per la pensione, per acquistare casa.
COMPORTAMENTI ECONOMICI
A supporto l’analisi condotta da AdviseOnly, il social network italiano dedicato ai risparmiatori. Le donne, in generale, hanno meno aspettative in termini di performance. Mentre il 40% degli uomini si diverte a investire, questo accade solo al 20% delle donne, cosa che, almeno in parte, sembra dipendere anche dall’educazione finanziaria: gli uomini sono tendenzialmente più competenti sull’argomento (23% contro 7%).
Dalle differenze comportamentali in tema economico ne derivano inevitabilmente anche altre questioni: in famiglia, per esempio, se le donne di solito prendono da sole le decisioni sulle spese quotidiane, le decisioni finanziarie spettano agli uomini. Tutto cambia, però, se c’è un figlio: in questo caso, la coppia prenderà insieme decisioni importanti, soprattutto sui beni durevoli. In generale, guardando alle coppie, se ne ricava che avari e spendaccioni sono più soddisfatti se vivono con i loro simili.
Noi donne siamo quindi meno propense al rischio e tendiamo alla prudenza in tutti i campi, dagli sport alle scelte di mobilità geografica, a quelle che implicano rischi per la salute, all’investimento finanziario. All’origine ci sarebbero differenze psicologiche: differenze nella self confidence; reazioni emotive diverse di fronte al pericolo: paura, tendenzialmente, nelle donne (sentimento che induce avversione); rabbia negli uomini, che spinge, appunto, al rischio.
Le prime avvertono la minaccia, gli altri la sfida, l’opportunità. Il tutto, tradotto in scelte finanziarie, si declina in soluzioni meno aggressive. Studi di finanza comportamentale sembrano confermare che uomini giovani che gestiscono fondi tendono a essere più spregiudicati, operando un numero maggiore di transazioni e correndo più rischi. Donne più anziane, avrebbero la tendenza a generare risultati più stabili e migliori.
Come clienti, le donne sono più difficili da convincere. Vogliono capire e studiare. La loro diffidenza verso i prodotti finanziari, sarebbe in realtà sana e intelligente prudenza: Caratteristiche da rivalutare, in tempi di crisi.
Un dato è inconfutabile: le donne hanno meno confidenza degli uomini con le nozioni finanziarie e le logiche di funzionamento dei mercati. A partire dal lessico. Derivati, hedge fund, put e call, margini e futures, due diligence: il linguaggio specialistico – dominio di poche – è una barriera d’accesso. Le donne però capiscono meglio l’importanza del financial planning nel lungo periodo e le sue implicazioni delle scelte fra capitale e rendita.
In un mondo – quello della finanza – rimasto forse l’ultimo baluardo nel quale si possa dire apertamente che le donne siano indietro, emerge un grande bisogno di educazione finanziaria per la popolazione femminile. Si è mossa in questa direzione anche l’Ocse, con un team di esperti che si occupano di comprendere le ragioni e le implicazioni della scarsa alfabetizzazione finanziaria e che programmano interventi mirati. Perché essere meno capaci da un punto di vista finanziario significa contribuire poco allo sviluppo economico di un Paese.
“Molti problemi si potrebbero risolvere alla radice inserendo l’educazione finanziaria nei programmi scolastici”, sostiene Paola Profeta, docente di Economia alla Bocconi. Far sì che ogni individuo sia in grado, sin da piccolo, di capire l’importanza del denaro e la sua corretta gestione. “Altrettanto importante è avere modelli di riferimento alti: le ragazze imparano velocemente, se sanno cosa devono imparare, se hanno delle chance, se chi è nei posti di comando – arrivandoci con una leale competizione – insegna alle nuove leve come fare”.
4 CONSIGLI PER AVERE UN MIGLIOR RAPPORTO CON IL DENARO
- Parlare di soldi in famiglia in modo paritario. Molte donne sono state educate a non pretendere troppo anche in tema di stipendio. Qualcuno la chiama la sindrome di Hermione, la studentessa modello, migliore amica di Harry Potter. Di soldi bisogna parlare, nonché l’orgoglio di veder riconosciuta conoscenza e abilità nel farli e gestirli.
- Conoscere i rischi della dipendenza economica. Gli stereotipi di genere – donne frivole e spendaccione, profumi e gioielli – ci fanno del male. Per fortuna le ragazze di oggi sanno che la dipendenza economica crea meccanismi di ricatto e violenza psicologica specialmente nei casi di separazione e mantenimento dei figli: “Se non fai questo, non ti do i soldi”, è il ricatto. Senza dimenticare forme ancora più sottili: quando è solo l’uomo ad avere la carta di credito. Significa: di te non mi fido… Questo deve cambiare. Spesso in casa non si parla di denaro, e c’è una differenza tra maschi e femmine. Lui ha più bisogno di soldi, lei meno: così passa l’idea che la ragazza non deve essere emancipata, tanto c’è l’uomo che paga la cena, i divertimenti, le uscite. Molte fiabe sarebbero da rivedere. Cenerentola non studiava! Ancora adesso nei libri delle elementari la mamma stira e cucina e il papà fa il medico o l’avvocato. Fino a non molti anni fa una bambina era spinta a diventare infermiera o maestra, un “prolungamento” della mamma. Oggi siamo in una fase di transizione. Occupiamo ruoli maschili, portiamo un carico di lavoro notevole tra casa e ufficio, e in molti casi lasciamo ai mariti la gestione delle finanze familiari, ma stiamo imparando a scegliere in autonomia.
- Avere un reddito è indispensabile. Sono sempre stata una bambina molto seria, mi sono laureata, aiutavo in casa, ho sempre fatto le cose giuste. Ma è grazie ai miei genitori se ho imparato il valore del denaro. Alle giovani mamme consiglio sempre di non lasciare il lavoro, di non perdere l’indipendenza, dico che i figli, alla fine, arricchiranno la loro carriera. Tutte le teorie di management vengono dalla pedagogia: bilanciamento, organizzazione, mediazione.
- L’educazione finanziaria è fondamentale, è giusto che in famiglia si parli di soldi, di come spenderli, dalla paghetta agli studi, allo sport, e di come investirli. Di che cosa è necessario e che cosa è superfluo. Tutto comincia con quello che raccontiamo ai nostri figli. Le mie figlie sanno che ho sempre lavorato tanto. Sono fiere del mio lavoro. E il miglior modo di insegnare qualcosa è dare l’esempio. Poi, ciascuna di noi ha la sua bussola. Io ho la condivisione e l’ascolto. Quando mi faccio un regalo, è quasi sempre legato alla famiglia. Senza mai, però, dimenticarmi di me stessa.