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INTROSPEZIONE: l’ISOLA CHE NON C’E’ e CHE SOLO i BAMBINI SANNO TROVARE…

“L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro“.

Così il filosofo Zygmunt Bauman, raccontava la scomparsa dell’introspezione, convinto sostenitore del fatto che è da bambini che si impara a guardarsi dentro.

I bambini, infatti, pur con i limiti linguistici, artistici e concettuali tipici della condizione infantile, sono dei veri campioni nel rielaborare gli stimoli attraverso la propria personalità artistica. Non è un caso che la pedagogista italiana Maria Montessori abbia definito la mente del bambino assorbente. Il bambino rielabora costantemente il proprio mondo interiore, lo accresce attraverso gli stimoli esterni ed è spinto ad esplorare il mondo da una curiosità insaziabile.

Purtroppo crescendo perdiamo questa abilità, o meglio perdiamo la capacità di tenerla viva, allenata. Ed è così che ci sentiamo in colpa, proviamo vergogna e tendiamo a essere severi con noi stessi perché sappiamo di aver sbagliato,  ma non riusciamo a capirci fino in fondo. A perdonarci. La capacità di entrare in contatto con le nostre paure e con le nostre sofferenze senza giudizio, alla fine viene sostituita dall’autocritica.

Per questi motivi è importante educare i bambini alla riflessione e accrescere, giorno dopo giorno, la loro capacità introspettiva. Affinchè si possano trasformare in adulti sani in grado di costruire relazioni equilibrate, in primis, con i genitori.

Ecco 3 consigli per insegnare ai nostri figli l’autoconsapevolezza.

1) Convalida le sue emozioni

I bambini (come noi adulti) possono avere pensieri e sentimenti spiacevoli; per aiutarli a capire meglio le loro emozioni, leggere insieme dei libri è un ottimo modo per avvicinarsi al loro vissuto emotivo. Per sollecitare tuo figlio alla riflessione, non stancarti mai di chiedergli: “Cosa pensi che il personaggio potrebbe provare in questo momento?”. “Ti sei mai sentito allo stesso modo?”. Il bambino ha bisogno di imparare a convalidare le sue emozioni, accettarle e capirle.

2) Prima di insegnare ai bambini cos’è lo stupore, imparalo tu!

Osserva i tuoi figli in silenzio, perdendoti nell’immensità della loro introspezione.  Analizza i loro disegni, il loro stupore di fronte a cose inaspettate, la loro creatività artistica, ciò che creano con i Lego, i castelli di sabbia che sanno realizzare al mare… Le loro opere parlano per loro. Per ritrovare il senso dell’introspezione, dobbiamo ritrovare il bambino che dorme dentro di noi. E in questo sono molto più bravi di noi i nostri figli. Fai in modo che lo scambio e la crescita siano circolari: solo così l’apprendimento si fa evolutivo e sostenibile nel tempo.

3) Insegna ai tuoi figli che il riposo non è pigrizia, ma un momento importante per crescere

Non stiamo insegnando ai nostri bambini come rivolgere l’attenzione al loro io, come meditare: tutto il sistema educativo punta a far acquisire ai giovanissimi la capacità di portare a termine compiti, focalizzarsi su ciò che li circonda, imparare dalle lezioni spostando tutto il loro interesse all’esterno. Questo tipo di attenzione è senza dubbio essenziale, ma è altrettanto importante saper riflettere perché serve quantomeno a consolidare ciò che si impara.

Entrambi i tipi di attenzione, verso l’interno e verso l’esterno, sono essenziali e dobbiamo saperli bilanciare per “funzionare” bene. Il tempo trascorso sognando a occhi aperti può migliorare la qualità della concentrazione dei bimbi su elementi esterni. Quando ai bambini vengono dati gli strumenti e il tempo per pensare in maniera costruttiva, i piccoli mostrano meno ansia, sono più motivati, ottengono migliori risultati nei test scolastici e mostrano anche una maggior capacità di pianificazione per il futuro.

Purtroppo il mondo attuale richiede ai giovanissimi un impegno mentale totalmente proiettato al di fuori di sé: i tempi e i modi per favorire la riflessione mancano o non sono considerati importanti.

Imporre ai ragazzi attività in cui è continuamente necessario focalizzarsi all’esterno, a scuola e durante il tempo libero, significa rubare loro l’opportunità di meditare su che cosa gli è accaduto, che cosa significano le loro esperienze o i loro comportamenti, quale approccio scegliere di fronte a problemi.

Il “riposo” della mente non è affatto un’occasione persa per produrre, anzi: l’introspezione serve per imparare dalle proprie esperienze e farne tesoro per le scelte future, consente di capire meglio come siamo fatti e come dobbiamo muoverci in mezzo agli altri.

Per spingerli all’introspezione basta davvero poco. Lasciate liberi i vostri figli di volare con la mente. Dentro e fuori di loro stessi. A noi il compito di osservarli e chissà che non torneremo anche noi a perderci nell’isola che non c’è…