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PAROLA D’ORDINE: RESPONSABILITA’. Per noi stessi, la famiglia e l’umanità.

Angela, mai ho sentito così tanto la responsabilità di essere genitore come ora. Vorrei essere di supporto ai miei figli ma è così difficile. Il più grande sembra non avvertire il pericolo e la più piccola non vuole che nessuno entri nella sua cameretta se prima non ci si è lavati a dovere le mani. E mio marito se non sta al telefono o in videoconferenza per lavoro, è ingestibile”.

In questi giorni molti sono le coppie che mi hanno contattato per avere qualche consiglio su come gestire al meglio la convivenza forzata, con partner e figli. E, aggiungo io, con se stessi. Vivere in uno spazio irrisorio e privati all’improvviso della possibilità di uscire, di esprimere la propria energia e creatività, di dare un senso al proprio esistere, può creare un clima difficile in casa. In un momento invece, dove è necessaria positività, calma e focalizzazione sugli obiettivi.

Obiettivi, proprio così. #iorestoacasa non è un provvedimento che ci limita intellettualmente, anzi. Ci dà invece la possibilità di fare e programmare tutte quelle attività, lavorative e non, che lasciamo spesso indietro. Scrivere il libro che abbiamo sempre desiderato scrivere, leggere i libri accumulati sulla scrivania, imparare a cucinare o seguire corsi online, giocare con i propri figli come mai si riesce a fare, confrontarsi con il partner… La cosa importante è non lasciarsi sopraffare dallo sconforto o peggio dalla paura. Perché purtroppo l’incertezza e l’instabilità non ci permettono di pensare lucidamente su cosa sia meglio fare per il nostro bene e per le persone a noi più care. Ma ci sono alcune strategie che facilmente si possono mettere in atto e che possono fare la differenza.

4 STRATEGIE PER NON CADERE VITTIME DI PAURA E NERVOSISMO

1. Informati tu per primo in modo corretto

Le informazioni distorte possono passare di bocca in bocca e diventare altrettanto virulente, colpendo di riflesso i nostri bambini, gli anziani e la nostra stessa stabilità. Questo è il primo importantissimo passo da compiere. Attieniti ai siti ufficiali, come il MINISTERO DELLA SALUTE e ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ

2. Lavora sul tuo atteggiamento

L’atteggiamento mentale, la capacità di guardare agli eventi in modo diverso, è uno step dal quale non si può prescindere. Meno che mai adesso. Per poter gestire l’incertezza occorre cambiare punto di vista, rendere stabile il proprio sistema emozionale e biochimico, concentrare l’attenzione solo su ciò che si può controllare. E poi decidere.

Nel nostro cervello, c’è una ghiandola chiamata ipofisi che secerne tra i tanti due ormoni: ossitocina (ormone dell’amore) e ADH (ormone della paura). L’ipofisi può produrre solo uno dei due ormoni alla volta. Quindi amore e paura sono in antitesi tra loro. Se proviamo un’emozione non possiamo provare l’altra. Dunque questo è il momento di concentrarci sull’amore e alimentarlo il più possibile nelle nostre relazioni. Credo, o forse spero, che questa pausa forzata permetta a molti di noi di accorgerci che il ritmo pressante a cui viviamo non è così funzionale come abbiamo creduto.

3. Alimentazione

Cura la tua alimentazione, anche se lo stare a casa potrebbe invece portarti a mangiare di continuo cibi spazzatura. Trasforma la cucina in un laboratorio. Prepara nuovi piatti in modo divertente e creativo coinvolgendo le altre persone della tua famiglia, allestendo una sorta di gara stile MasterChef. Ti potresti accorgere di quanto piccole azioni come questa siano in grado di fare molto sull’umore.

4. Riprendi i contatti

Quante persone avresti voluto chiamare ma poi…

Questo è il momento di contattare (via remoto) tutti coloro che non senti da tempo. Rispolverare vecchi ricordi, confrontarsi e annullare la distanza che tempo e impegni hanno colmato senza che ne fossimo troppo consapevoli. Un consiglio: non portare però il tema della conversazione sul coronavirus. Sfrutta questa occasione per fare pulizia in rubrica, cancellando i contatti poco funzionali al tuo benessere e metti in cima della lista coloro che ti fanno stare bene.

Come ripeto sempre possiamo fare la differenza già solo fra le mura di casa, ma per farlo dobbiamo essere in grado di gestire le nostre emozioni e le nostre paure, e ritrovare il nostro stato mentale ottimale. Solo così possiamo davvero occuparci della famiglia, senza buttare sui più fragili le nostre ansie anche se motivate.

5+1 CONSIGLIO DI BUON SENSO DA METTERE IN ATTO CON I NOSTRI FIGLI

Cosa posso dire ai miei figli, Angela, senza creare inutili allarmismi ma rendendoli consapevoli della situazione affinchè anche loro possano fare la loro parte?”.

Non ci sono ricette magiche, se non tanto buon senso. Ho pensato di trasferirti quelle che io chiamo buone azioni, quelle che metto in campo ogni giorno, ancor più in queste settimane, con le mie due figlie.

1. Tu sai cosa sa tuo figlio del coronavirus?

Non dare niente per scontato, soprattutto ora che Media e Social rigurgitano informazioni di continuo, non tutte facili da intercettare e verificarne la veridicità. Inizia la conversazione chiedendo a tuo figlio cosa sa già di questo virus. Un conto è parlare con un bambino che ha sentito di morti e malati gravi, un conto è un bambino a cui è stato detto che il Coronavirus è solo una banale influenza. Se non partiamo dalle conoscenze pregresse del bambino, sarà difficile calibrare le nostre parole.

Assicurati di non farti prendere da emozioni negative quando affronti l’argomento. Ricordati che i bambini leggono anche tra le righe, sanno riconoscere le nostre emozioni anche attraverso l’espressione del viso, il tono della voce e il linguaggio non verbale con cui comunichiamo continuamente senza rendercene conto. Cerca di elaborare le paure che potresti avere prima di parlare con i tuoi figli. L’importante è non sbattergli in faccia l’immagine di un mondo così spaventoso da inibire la curiosità e la voglia di esplorarlo.

2. Accogli le paure di tuo figlio

Se tuo figlio ha paura perché ha sentito che qualche conoscente è risultato positivo al virus, dovresti prenderlo sul serio. Dirgli semplicemente che andrà tutto bene, potrebbe non essere sufficiente, ma soprattutto potrebbe farlo sentire solo perché non capito. Quello che puoi fare è ascoltarlo profondamente e rispecchiare la sua emozione, aiutandolo a darle un nome. Potresti anche parlare di una volta in cui da piccolo ti sei sentito nello stesso modo.

3. Tieni conto dell’età

Questo è un punto molto importante. Se noi rendiamo note ad un bimbo di tre, quattro o cinque anni, le modalità di trasmissione del Coronavirus, raccontando di un agente invisibile che passa di persona in persona, facendo ammalare tutti, l’instabilità che generiamo può solo gettare il piccolo in uno stato di profonda ansia. Assolutamente non necessaria.

Fai attenzione a fornire troppi inutili particolari a bambini piccoli che non possono ancora capire fino in fondo di cosa si sta parlando.

4. Dai evidenza a ciò che si può fare

I bambini, come gli adulti, vengono rassicurati dal sapere che possiamo fare qualcosa per ridurre il rischio nelle situazioni di incertezza. Sappiamo che il lavaggio delle mani è uno dei cardini della prevenzione della diffusione del Coronavirus. Quindi è necessario assicurarsi che anche i bambini si lavino le mani per almeno 20 secondi prima e dopo i pasti, dopo essere andati in bagno, dopo essersi soffiati il ​​naso o aver messo le mani in bocca.

5. Valorizza la chiusura delle scuole

Gli americani la chiamano staycation: una vacanza da fare stando in casa. E usando il tempo a disposizione per stare insieme e per concentrarsi sull’essere più che sul fare.

Questo è il segreto: sfruttare questo tempo per dare spazio al rapporto fra genitori e figli, in cui imparare in modo diverso, in cui crescere, invece di fermarsi, di congelare la vita, di mettersi semplicemente in stand-by. Stanno nascendo tante iniziative che vanno nella direzione giusta: l’apprendimento ai tempi del Coronavirus può far accantonare “i compiti a casa” e avvalersi di mille altri strumenti, che generalmente la scuola preclude. Manteniamo quindi una routine, ma rendiamola significativa.

E infine un gioco, adatto anche a chi bambino non lo è più.

5+1. Il barattolo della calma

Il barattolo della calma, conosciuto anche come calming jar, è uno strumento ispirato al metodo Montessori che viene utilizzato per riportare i bambini in una situazione di equilibrio dopo un pianto o un litigio e a predisporli all’ascolto.

Il barattolo della calma contiene dei brillantini colorati. Basta scuoterlo per creare una piccola magia. Il bambino per qualche minuto viene attirato dal barattolo e si ferma ad osservare i brillantini che lentamente ricadono sul fondo. Si tratta di un modo semplice per riportare l’attenzione del bambino al momento presente.

Può essere utile insegnare ai bambini a fare qualche respiro profondo mentre osservano il barattolo della calma. Una volta ritrovata la calma, il bambino sarà pronto a spiegarvi il vero motivo della sua tristezza o della sua rabbia.

Per costruire il barattolo della calma ispirato al metodo Montessori servono:

– 1 barattolo di vetro con coperchio
– 1-2 cucchiai di colla glitter
– 3-4 cucchiaini di brillantini
– 1 goccia di colorante alimentare
– Acqua calda

La quantità d’acqua da utilizzare varia in base alla capienza del barattolo. Tenete conto che dovrete riempire il barattolo lasciando uno spazio in alto per consentire di agitare il suo contenuto.

Versate nel barattolo l’acqua calda e la colla glitter. Mescolate con pazienza in modo che i glitter si disperdano. Aggiungete i brillantini e mescolate ancora. Unite anche una goccia di colorante alimentare. Avvitate il coperchio sul barattolo in modo molto stretto.

Tra i colori che ispirano meglio alla calma troviamo il blu e l’azzurro.

Il suggerimento è ruotare il barattolo in modo che i brillantini si mettano in movimento. È proprio questo movimento circolare associato a qualche respiro profondo che cattura la nostra attenzione e favorisce la concentrazione e ci distoglie dalla situazione contingente che ci ha provocato rabbia o frustrazione.

Non è quindi difficile pensare che il barattolo della calma sia un ottimo strumento anche per un adulto in una situazione di tensione, per esempio durante una discussione in famiglia. Oppure, come ci insegna la filosofia Hygge, è quel gesto che ci permette di lasciare fuori casa tutte le preoccupazioni, le ansie e le tensioni della giornata per immergerci nel mondo glitterato connotato da emozioni positive e da uno stato d’animo di calma e positività.

E di calma e positività oggi ce n’è davvero un gran bisogno!